Repubblica contro Meloni: una donna oltraggiata dai… paladini delle donne
Giorgia Meloni è stata presa di mira da Repubblica con un articolo a dir poco ributtante, guarda caso il giorno dopo il successo della manifetazione di Piazza San Giovanni e alla vigilia delle elezioni in Umbria, dove era chiaro che i beniamini del quotidiano radical chic per eccellenza avrebbero ricevuto una colossale batosta. Come infatti è stato.
Insomma, il quotidiano che da sempre si erge a paladino delle donne (ogni settimana esce l’inserto D, dedicato a celebrare l’universo femminile in tutte le sue sfaccettature), prendendosela con l’unica donna italiana alla testa di un partito è scivolato sulla classica buccia di banana. Capita, quando l’odio politico acceca e fa perdere il lume della ragione.
Facciamo fatica a non pensare che la pubblicazione di tal pattume coincida con l’ascesa ormai inarrestabile di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia nelle simpatie degli elettori, e alla vigilia delle elezioni in Umbria, dove la clamorosa débacle della raffazzonata alleanza PD-5Stelle era già nell’aria.
La vicenda dell’assalto mediatico alla fondatrice di Fratelli d’Italia è stata accolta da un assordante silenzio da parte dei paladini e delle paladine del femminismo, del progressismo, della parità di diritti. Io stessa l’ho saputo per caso, dalla viva voce della Meloni durante un suo intervento in tv alcuni giorni fa.
Ma che cos’è successo, esattamente? È successo che quella che viene definita una delle migliori penne del giornalismo (e chissà, se tanto mi dà tanto, come sono le peggiori), tal Francesco Merlo, ha scritto un articolo pieno di insulti di bassa lega, offese, scherno e livore verso la leader di Fratelli d’Italia. Da chiedersi come passi la sua giornata questo signore se per occupare il tempo è ridotto a scrivere certe cose, da far vergognare di avere la tessera da giornalista. Eppure da parte dell’Ordine dei giornalisti o della stampa allineata o dei politici sempre pronti a correre in soccorso della sinistra nulla si è sentito.
Sul sito del Gruppo GEDI, di cui Repubbica fa parte, si legge che il gruppo “tramite i propri mezzi, è impegnato a offrire informazione, cultura, opinioni e intrattenimento secondo principi di indipendenza, libertà e rispetto delle persone, nella consapevolezza di avere una grande responsabilità nella formazione di valori etici e morali del proprio pubblico.”
E, ancora, che per quanto riguarda le inserzioni pubblicitarie, non accetta “messaggi che possano essere contrari alla dignità e all’interesse delle persone.”
O bella… per la pubblcità sono tanto attenti e si rifanno (giustamente) al Codice di Autodisciplina Pubblicitaria, mentre per gli articoli no, non hanno tutta questa attenzione verso “il rispetto” e “la dignità” delle persone?
O ci sono… persone e persone?
A peggiorare la situazione è successo che la replica della Meloni a Repubblica è stata pubblicata nelle retrovie e tagliata. Alla faccia della completezza e imparzialità dell’informazione.
Perciò, nel piccolo del mio sito, ho deciso di dare spazio (e solidarietà) alla lettera integrale dell’unica leader che ha portato il suo partito a crescere in una generale contrazione dei consensi.
Egregio Direttore,
ho letto con grande stupore il fiume rancoroso di insulti, volgarità e falsità che Francesco Merlo mi ha rivolto nel lunghissimo articolo pubblicato da La Repubblica il 24 ottobre. Dedicate tempo e spazio a parlare della necessità di combattere le fake news e le “parole d’odio”, soprattutto contro le donne, ma evidentemente questo non vale quando si tratta di attaccare chi ha la grave colpa di fare politica a destra.
Tanto livore mi ha fatto tornare in mente una frase di Plutarco: “I nemici sono eccitati dai mali, dalle brutture, dalle sofferenze della vita”. Così Merlo si è voluto lanciare rapace sul mio aspetto fisico, sul mio accento, sulla mia vita, anche privata e familiare, sulle difficoltà vissute; tutte cose che ben poco hanno a che fare con il mio ruolo di donna impegnata in politica e che in buona parte non sono dipese dalla mia volontà, ma piuttosto imposte dalla sorte, che non sempre è generosa e benevola come vorremmo.
Dovrei vergognarmene? Dovrei vergognarmi di essere cresciuta e vivere tutt’ora in una periferia romana e non in una zona prestigiosa del centro? Di aver dovuto lavorare fin da ragazzina perché a casa non nuotavamo nell’oro? Di aver deciso di fare l’indirizzo linguistico in un alberghiero perché all’epoca non c’era altro modo di imparare lingue straniere nella scuola pubblica?
Il filone di pensiero di Merlo che insulta i “coatti romani e gli emarginati” ha precedenti illustri: si va dal socialista Hollande che deride i poveri chiamandoli “sdentati” alla Clinton che li chiama “miserabili”. Dietro tanta cattiveria si cela una finalità ambiziosa: delegittimare il popolo per operare un trasferimento di sovranità dal popolo alle élite. Per la sinistra, come scrisse Scalfari proprio su questo giornale: la democrazia non può che essere oligarchia.
Certo che chi invece, come me, sostiene che la sovranità appartiene al popolo, che vuole addirittura l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e l’abolizione dei senatori a vita non può che essere un grande nemico.
Ma evidentemente a Merlo gli attacchi personali, la “Reginetta di Coattonia”, le schifose insinuazioni su mia figlia strumentalizzata a fini politici e addirittura il riferimento al funerale di mio padre, devono essere sembrati troppo fragili, e allora si è dedicato a un’altra specialità della sinistra: diffondere falsità sugli avversari politici.
Mi limito a riportare solo le più grossolane. 1. Merlo mi attribuisce questo virgolettato: «Spariamo sulle navi». Mai detto. Io voglio sequestrare e affondare le navi (vuote) che violano la legge italiana sull’immigrazione. 2. Merlo dice che sono andata a Torre Maura, che lì ho difeso e organizzato delle rivolte contro i rom e che avrei pronunciato queste parole: «Cacceremo i rom a uno a uno stanandoli casa per casa». Falso. A Torre Maura non sono mai andata e non ho mai pronunciato le parole che Merlo mi attribuisce. Io voglio semplicemente che ai rom sia applicata la stessa legge di tutti gli altri cittadini. 3. Il giornalista dice, poi, che ho dichiarato guerra ai gay e che in piazza San Giovanni avrei parlato di «orchi omosessuali che rubano le identità». Falso, mai detto. Sono contraria alle adozioni gay, tutto qui. 4. Merlo mi accusa poi di aver bruciato in piazza i libri della sinistra. Falso. Ho regolarmente comprato e poi timbrato, questo sì, con ‘falso d’autore’ quelli che definivano le Foibe ‘luoghi di suicidi di massa’.
Chissà se chi ha scritto l’articolo si è accorto che nel pezzo sono presenti tutti gli ingredienti per una deriva autoritaria e liberticida: la denigrazione e delegittimazione indiscriminata di intere fasce della popolazione, la demonizzazione personale dell’avversario politico, lo scientifico ricorso alla menzogna, perfino il malcelato avvertimento – degno degli agenti della STASI – nei confronti dei personaggi del mondo dello spettacolo che hanno avuto l’ardire di esprimere, fuori da ogni contesto di natura politica, semplice simpatia umana nei miei confronti. Mi sono chiesta del perché di questo duro attacco a me e a Fratelli d’Italia. Forse la risposta è in una celebre frase di Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. Siamo già alla terza fase.Giorgia Meloni
«Di rado, nella mia vita, ho letto un articolo così violento», ha commentato la Meloni. «Così lesivo della dignità di qualcuno. Così palesemente volto a istigare odio verso quella persona. E considero gravissimo che molte delle affermazioni a me attribuite per giustificare il disprezzo del giornalista siano totalmente inventate o volutamente manipolate. Il che, chiaramente, va ben oltre il diritto di critica e configura la piena diffamazione. Di questo Merlo e il direttore di Repubblica risponderanno in tribunale».
Diana Lanciotti
P.S. Ah, vedo solo ora che a rincarare la dose contro la Meloni è arrivata anche Sevaggia Lucarelli. Già, ma si sa che quella non risparmia occasione di spolverare la tastiera (mia nonna diceva dare aria alla lingua) pigiando convulsamente sui tasti, finché non scoprirà che ci sono anche dei panni appositi che le risparmierebbero la fatica. E a noi il fastidio.
Un commento
Paola
Dove è finito il vero giornalismo? Il giornalista è la persona a cui dovresti affidarti per conoscere la realtà del mondo che ti circonda. Questo non è più giornalismo ma spazzatura “differenziata”….. Sevaggia Lucarelli le consiglierei di limitarsi a fare il giudice a “ballando con le stelle”….