– UN LIBRO IN 7 DOMANDE – I cani non hanno colpe – Intervista a Radiolaghi (ottobre 2017)
I CANI NON HANNO COLPE
Tutti i segreti per fare del nostro cane il miglior cane del mondo!
Nell’intervista di cui riportiamo la sintesi (e che potete ascoltare integralmente su Youtube, collegandovi dal sito www.dianalanciotti.it), la fondatrice del Fondo Amici di Paco risponde alle domande di Dante Cerati, direttore di Radiolaghi, sul suo libro “I cani non hanno colpe”, una raccolta dei casi affrontati negli anni sulla rubrica “Parliamone insieme” per aiutare tanti proprietari in difficoltà a ritrovare la serenità accanto ai loro quattrozampe. Partendo dal presupposto che… le colpe sono sempre e solo nostre!
1) Il nuovo libro di Diana Lanciotti “I cani non hanno colpe” si rivela una guida importante per insegnare le “regole” al proprio cucciolo appena arrivato in famiglia o insegnare al proprio cane come evitare certe cattive abitudini. Diana, vuoi dirci come mai hai voluto affrontare ancora il tema dell’educazione cinofila?
«Dopo diversi anni che curo la rubrica “Parliamone insieme” su Amici di Paco, mi sono accorta che tanti abbandoni e tanti maltrattamenti sono frutto dell’incomprensione e dell’incapacità di educare i nostri cani. Ho perciò cercato il modo di migliorare il rapporto con i nostri migliori amici ed essere a nostra volta i loro migliori amici.»
2) In questo libro riporti i casi risolti in nove anni. Quali sono le “cattive abitudini” di cui le persone che si rivolgono a te si lamentano?
«Non c’è un filo conduttore, non ci sono delle “cattive abitudini”più diffuse delle altre. Diciamo che ognuno di noi ha un livello di tolleranza diverso nei riguardi dei propri cani, come dei propri figli. Spesso chi si rivolge a me mi considera “l’ultima spiaggia”. Magari dopo essere stato disorientato dalle teorie di qualche educatore improvvisato (purtroppo ce ne sono, ma per fortuna ce ne sono anche di seri e preparati) chiede a me di aiutarlo a ritrovare una strada fatta di praticità e buon senso e di recuperare la fiducia nel proprio cane e del proprio cane. Ognuno vede il comportamento del proprio cane in modo diverso. Perciò le reazioni, anche davanti a uno stesso tipo di comportamento (come ad esempio scavare le buche, abbaiare spesso), possono essere diverse.»
3) Qual è stato il tuo maggior successo in questi anni?
«Posso dire che la spinta a scrivere di educazione cinofila mi è venuta da quella signora che mi chiamava disperata perché i suoi due cani litigavano in continuazione. Ci sono volute diverse telefonate e una fortunata coincidenza per farmi capire che in realtà quello che lei vedeva come lotta era… puro e semplice gioco. Aveva adottato un cane al canile con l’idea di salvarlo, ma a suo dire non andava d’accordo con il suo cane più anziano. Lei li vedeva attaccarsi in continuazione, e temeva che si ammazzassero. Stava per gettare la spugna. In realtà i suoi cani giocavano, così come giocano spesso i miei cani, che in quel caso specifico mi hanno fatto accendere una lucina nella testa, aiutandomi a dare la vera dimensione al problema. Che non era un problema, ma solo gioco. Un gioco magari un po’ violento, come fanno tra maschiacci. Quell’episodio è stato la molla che mi ha fatto capire quanta incomprensione ci sia tra noi e i nostri cani. Quanto siamo poco capaci di capirli: mentre loro sono sempre sintonizzati su di noi, noi non siamo mai abbastanza sintonizzati su di loro.»
4) Di solito si pensa che educare un cucciolo sia più semplice. È vero?
«È difficile generalizzare. Dipende dal nostro approccio. Se noi sappiamo che un cucciolo è come una lavagna bianca ancora tutta da scrivere, allora ci rapportiamo a lui in un certo modo. Se invece non siamo in grado di accettare la sua “cucciolinità”, diventa tutto più complicato ed è più facile accettare un cane adulto, che magari è stato abbandonato ma era già educato… però è anche vero che un cane adulto ha già delle sue problematiche. Ecco, faccio davvero fatica a generalizzare. Ogni caso è, per fortuna, un caso a sé. Ogni cane, come ogni essere vivente, è un mondo a sé.»
5) Ci sono dei passi, degli step da percorrere per educare un cucciolo e renderlo “gestibile”?
«Io non voglio sostituirmi a un educatore, perché sono loro che devono educare. Io mi limito a dare consigli di massima, per cui non mi sento di dire “queste sono le regole”, anche perché come ti dicevo non ci sono vere e proprie regole. Bisogna avere questa predisposizione e capire qual è il soggetto che abbiamo davanti. Perché, ad esempio, un cucciolo di cane da caccia sarà diverso da un cucciolo da compagnia, un cucciolo di Border Collie sarà diverso da un cucciolo di Yorkshire… Bisogna capire il soggetto che abbiamo davanti, la natura di questo cane: quali sono cioè le “qualità naturali” e saperle “sfruttare” per educarlo.»
6) Il libro si intitola “I cani non hanno colpe”. Gli umani invece ne hanno?
«Eccome! Direi che nel 99,99 per cento le colpe sono nostre, perché non sappiamo comprendere la mente del cane, entrare nella sua mente, mentre è molto più facile che sia il cane a entrare nella nostra mente. Diciamo sempre che un cane sbaglia… in realtà il cane fa qualcosa che secondo noi è sbagliato, secondo i nostri parametri puramente umani. Ad esempio, si dice che quando un cane abbaia sbaglia. In realtà lui non fa altro che fare il cane. Tendiamo troppo ad antropomorfizzare il cane, attribuendogli comportamenti e pensieri umani, mentre lui non è altro, e per fortuna, che un cane. Siamo noi che con la nostra intelligenza e presunta superiorità dobbiamo entrare nella sua mente e capirlo e farci capire.Mi ricordo di quel cane che faceva le buche in giardino, ed era un problema perché rovinava le aiuole della signora, che amava il giardinaggio… Tutti dicevano “Lo fa perché deve sfogarsi perché è una forma di ansia”, oppure “Fa i dispetti”. In realtà a lui piaceva semplicemente fare le buche. Tra l’altro era un cane da tana e lui amava fare le buche. Faceva parte della sua natura di cane. In questi casi che cosa bisogna fare? Bisogna sfruttare la loro esuberanza, e cercare di deviarla in qualcosa di meno distruttivo per noi, ma in ogni caso confacente alle loro “qualità naturali”. Quindi non sopprimerle, perché non si riuscirebbe mai a sopprimere le qualità naturali di un cane. Anche perché abbiamo creato le razze proprio perché assolvano a determinate funzioni. Quindi, per fare un esempio, non possiamo impedire a un Levriero di correre, ma anzi dobbiamo farlo sfogare per impedire che in casa “impazzisca”.»
7) I cani non hanno colpe ha un sottotitolo molto bello che è “Tutti i segreti per fare del nostro cane il miglior cane del mondo”.
«È importante, però, che tutti cerchiamo di diventare i migliori padroni del mondo!»