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Articolo “Facciamo polemiche” su La Verità di oggi

 

Oggi La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro, pubblica un articolo di Diana Lanciotti, una lettera/appello agli Italiani per emergere dall’emergenza tornando  a essere un Popolo. Se non avete la possibilità di comprare il quotidiano (a cui ci si può abbonare anche online: https://www.laverita.info/) qua sotto potete leggere il testo integrale e commentarlo.

FACCIAMO POLEMICHE…
Lettera/appello agli Italiani per riscoprirsi un popolo non solo nelle emergenze

Occuparsi dei diritti e del benessere degli animali non significa non avere a cuore le sorti degli umani ed essere avulsi dalla società civile e dalla realtà politica. Per Diana Lanciotti, scrittrice, giornalista, pubblicitaria, che in gioventù si è dedicata all’impegno politico attivo, anche da “semplici cittadini” si può e si deve partecipare e incidere sulle sorti della propria nazione.
Soprattutto se ci si è guadagnati la stima e la fiducia di tante persone che seguono le sue iniziative a favore degli animali e apprezzano il suo approccio equilibrato, racchiuso nel motto “persuadere con dolcezza” e diventato anche il motto del Fondo Amici di Paco, l’associazione da lei fondata 23 anni fa insieme al marito in seguito all’adozione del mitico Paco.
«Ho sempre sentito il bisogno di dedicarmi a una “causa”. Il Fondo Amici di Paco ha assorbito buona parte della mia passione politica, della mia voglia di fare per migliorare un pezzettino di mondo. Ciò non significa non interessarsi del resto. Amo immensamente l’Italia, che considero il paese più bello del mondo. E, checché se ne dica e ci si diverta a rappresentarlo come un popolo da operetta, credo che il popolo italiano sia straordinario e abbia insite delle capacità che altri popoli non hanno. Purtroppo abbiamo la sfortuna di essere da tempo rappresentati da politici che… non ci rappresentano, totalmente scollati dalla cosiddetta società civile, che vivono in un mondo tutto loro, lontano dalle problematiche reali che i cittadini devono affrontare. Siamo in tanti con la voglia di fare, di far tornare la nostra nazione agli “antichi fasti”: cioè a quella centralità, quella dignità, quella credibilità di cui godeva un tempo. La tragedia del coronavirus ha fatto emergere il peggio che c’è nella classe politica e il meglio che c’è negli Italiani. Che si meritano molto di più.»
Sul suo sito www.dianalanciotti.it, Diana parla delle sue iniziative a favore degli animali, dei suoi libri (veri e propri cult per gli amanti degli animali ma non solo) e anche di attualità e politica. Mai come in questo periodo fa sentire la sua voce, accorata, appassionata, per incitare gli Italiani a mantenere alto il livello di guardia, a non farsi frastornare dalla propaganda di regime attiva 24 ore su 24 e a rivendicare la propria libertà di opinione che, con la scusa dell’epidemia e della sicurezza, è a rischio. «Le libertà individuali e costituzionali sono calpestate. Niente da dire se a farlo fosse un governo eletto, a cui i cittadini si sentissero di affidare il proprio futuro. Il fatto è che questi non ci rappresentano, e hanno decimato la popolazione a causa di scelte o non-scelte, di pregiudizi e odi politici. Purtroppo in giro sento troppa rassegnazione. Ed è lo stato d’animo peggiore per affrontare il presente, ma soprattutto la grande sfida che ci attende per riportare l’Italia a essere quella nazione che tutti abbiamo nel nostro cuore, ma che è stata calpestata e svilita. Perciò ho scritto un appello, per riscuotere le coscienze degli Italiani e dare la sveglia a chi sta cadendo nella trappola di non esprimere il proprio pensiero per timore di essere additato come polemico e provocatore.»
L’appello è qua a fianco, da leggere e meditare. Sul sito www.dianalanciotti.it vi consiglio anche l’articolo “La carnevalata delle mascherine: sapevano tutto e hanno fatto una strage” che ha scoperchiato il pentolone delle negligenze di politici e “scienziati”. «Che ora dovranno risponderne», conclude Diana.
Paola Cerini

È arrivata primavera, non facciamo polemiche…

È arrivata primavera. Le prime tenere gemme spuntano sui rami, le rondini volteggiano in cielo festose, i prati si vestono di un verde brillante, le notti si fanno più tiepide, la tartarughe escono timidamente dal letargo… NO. NO. NO. BASTA! Il mio animo poetico quest’anno non ce la fa a celebrare l’arrivo della bella stagione. Amo la natura, e ogni sua manifestazione mi affascina, m’incanta. Ma stavolta no. Stavolta non c’è poesia. C’è rabbia.
Stiamo morendo a grappoli, in questa primavera struggente: vittime di un disegno criminale che sta devastando il volto dell’umanità. Stiamo morendo, in Italia più che altrove, e la parola d’ordine più gettonata è: NON FACCIAMO POLEMICHE.
Stiamo morendo, e dire la verità è diventato “fare polemica”, in nome di uno stomachevole “volemose bene” che vorrebbero imporci tenendoci con la testa sotto la sabbia. Stiamo morendo e non possiamo, secondo certuni, ribellarci e gridare in faccia ai nostri sterminatori il nostro disprezzo. Maledirli per quanto ci stanno facendo.
Vogliono distruggere il nostro senso critico, la nostra libertà di pensare e di esprimerci, e ci raccontano la favola che, grazie al COVID-19, diventeremo tutti più buoni. Balle. L’essere umano non ha, come principale prerogativa, l’essere “buono”. L’essere umano è… umano, con tutti i suoi difetti, le sue imperfezioni, le sue contraddizioni. Se fossimo tutti “buoni” non ci sarebbe l’Inferno, ma solo un Paradiso sovraffollato, che sarebbe peggio dell’Inferno.
Pretendono di farci notare, addirittura amare, il lato “positivo” di una tragedia che sta sterminando il mondo, dicendoci che è colpa nostra, che non abbiamo rispettato il pianeta, che abbiamo adottato stili di vita contronatura, pensando solo a produrre e consumare. Ed è vero: da tempo sostengo che dobbiamo rispettare il Creato, un tesoro che ci è stato donato perché ce ne prendiamo cura con amore e senso di responsabilità. Ma che a dircelo siano proprio coloro che questo stile di vita finora l’hanno proposto e promosso, che hanno fatto di tutto affinché l’essere umano diventasse un automa privo di anima e cervello e pensasse solo a consumare e devastare… no, non mi sta bene. Non mi sta bene che approfittino di una tragedia per fidelizzarci a una nuova religione: quella che se sgarri e non obbedisci arriva un dio castigatore sotto forma di virus. Ci tengono stretti per… sì, insomma, quelle cose lì, sventolando la paura che se non diventiamo più virtuosi e obbedienti moriremo tra le più atroci sofferenze.
Ci hanno fatto anche un filmino, che rimbalza da un cellulare all’altro, in cui il COVID-19 parla all’umanità e la esorta a cambiare, a diventare più buona e brava, perché lui si è… stufato di vederla rovinarsi da sé. E allora lui, il virus, che in fondo è buono, è venuto per insegnarcelo. Un video fatto benissimo, che probabilmente contiene elementi di manipolazione mentale a cui chi lo diffonde si sta inconsapevolmente prestando: il Covid-19 che diventa Dio, Dio che decide chi deve vivere e chi deve morire, per instaurare un nuovo ordine mondiale… la pace (fittizia) nel mondo, mentre i poteri che dominano il mondo conducono una guerra subdola e sotterranea per distruggere ogni forma di dissenso. No, questo virus non ha nulla di divino, ma tanto di umano. Anzi, di disumano. Alla storiella del pipistrello che trasmette il virus al serpente, e poi il serpente lo trasmette all’uomo non ci credo. La natura qua non c’entra un fico secco. O gli è scappato per sbaglio o, com’è più probabile, l’hanno accompagnato fuori per manina e l’hanno portato a spasso per il pianeta perché seminasse terrore e morte.
No, non sono incompetenti, sono criminali.
Ci stanno fregando, cari miei. Prima hanno nascosto la gravità di una tragedia che era già in corso da tempo, lasciandoci impreparati ad affrontarla e mandandoci tutti al macello. Poi hanno preso mezze misure da mezze cartucce quali sono. Tentennando, balbettando, non decidendo, rincorrendo l’emergenza ma rallentando per non raggiungerla, lasciando che il dio Covid si sparpagliasse indisturbato da nord a sud.
Parlano di “modello italiano”, ma come mai da noi i morti sono un numero che fa paura? Chi si rifarebbe a un modello tanto fallimentare? Solo un pazzo incosciente. E infatti all’estero si guardano bene dal seguire il nostro approccio. Perché le abbiamo sbagliate tutte, ma non solo adesso: a partire da quando la Sanità è diventata terreno per razziatori, il settore da spolpare per destinare risorse a comparti meno vitali ma più redditizi. Solo per qualcuno, s’intende.
Incompetenti? Alcuni di loro, certo. Altri stanno portando a termine una missione. Quella di affossare l’Italia e svenderla a prezzi di ribasso.
Vi pare complottismo? Ma provate a pensare a chi su questa grande tragedia si sta arricchendo, ai grandi speculatori che sulle calamità e sulle guerre campano e sguazzano.
E mentre qualcuno sguazza, siamo tutti prigionieri in casa nostra. Qualcuno se ne lamenta: lo considera una privazione eccessiva della libertà. Ed è triste che ci si lamenti di qualcosa che, ora che la frittata è fatta, è ineluttabile per salvarci la pelle, e non ci si sia lamentati per tutte le libertà di cui piano piano, nel nostro assordante silenzio, ci hanno depredati. In primis quella di esprimere democraticamente la nostra volontà attraverso il voto. Ci siamo asserviti senza rendercene conto, senza battere ciglio, addirittura battendo le mani, applaudendo i nostri stessi carnefici, accettando di essere governati da impostori abusivi, che non ci rappresentano ma c’impongono una linea politica decisa fuori dai nostri confini.
L’Italia ha perso sovranità e noi abbiamo lasciato che succedesse. E però adesso, adesso che non possiamo andare al bar, in palestra, dal parrucchiere, a fare l’happy hour, ci accorgiamo all’improvviso che la libertà ci è cara. “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei all’aperitivo rinuncia.” Oggi Dante la canterebbe così, obbligato a venire giù dal pero per via di questo generale imbarbarimento, di questa etica svenduta a prezzi da discount.
Adesso ci accontentiamo del misero contentino di andare sui balconi a cantare l’inno nazionale, nell’illusione di essere un Popolo. In realtà non siamo più un Popolo da un pezzo, da quando ci siamo fatti portare via il coraggio di lottare per i nostri diritti. Per paura, per opportunismo, in nome di quelle divisioni politiche che fanno gioco a chi conosce molto bene il significato di “divide et impera”. Ci danno le briciole e noi accorriamo a beccarle come tanti piccioni addomesticati, ci gettano gli avanzi e noi scodinzoliamo come tanti cagnolini imborghesiti.
Dov’è l’orgoglio di essere Italiani? Lo troviamo ancora, e ci commuoviamo, nei video che mostrano le bellezze dell’Italia. Ma tutto si ferma lì.
Stiamo mandando i nostri giovani (medici e infermieri) allo sbaraglio dopo aver fatto finta di non accorgerci che i tagli alla Sanità avrebbero portato al disastro. Ma ci bastava il Festival di Sanremo, che arriva puntuale ogni anno come l’influenza, ci bastava il modello nuovo di cellulare, il Grande Fratello, Masterchef, Uomini e Donne, Ciao Darwin, Non è la D’Urso, e tutta la tivù che ci somministrano per imbambolarci mantenendo un livello culturale prossimo allo zero.
Cultura e libertà vanno a braccetto, si sa. E bisogna impedire questo pericoloso connubio. Però ci sono i social, che ci danno l’illusione di poter partecipare, di contare qualcosa. I social, che assorbono tutte le nostre energie e funzionano da valvola di sfogo per la sana rabbia che, a forza di subire, sale a livelli di guardia. Allora scriviamo i nostri post più arrabbiati, i nostri tweet più furiosi, consegnando al mondo la massima espressione del nostro pensiero. E la nostra rabbia si sgonfia. Puff…
Ci illudiamo di essere liberi, e invece siamo schiavi di un sistema che ci ha avviluppati senza violenza, addormentati piano piano, anestetizzato ogni anelito alla ribellione. Abbiamo sopito la rabbia e anche l’orgoglio.
Perché, chi di noi, che tiene famiglia, che tiene lavoro, si mette a contrastare questi politicanti? Chi ha voglia di rischiare di essere inquisito, indagato, perseguitato? Perché mezzi per farlo questi li hanno, e li usano. Allora si tace. Intanto la propaganda di regime ci propina la grande balla che il presidente del consiglio dei ministri, questo parvenu della politica, gode del 90% dei consensi. In realtà è il più odiato dagli Italiani. Ma nessuno lo dice, e ogni sabato tutti davanti alla tv, in attesa delle sue apparizioni. Manco fosse la Madonna.
Persino le opposizioni usano armi spuntate, e vivacchiano tra un selfie, un tweet e una diretta Facebook facendo finta di contare qualcosa. Parlano, proclamano, ammiccano, solleticano la nostra voglia di riscossa, ma non sanno incanalare le energie e le disperdono in mille rivoli, mille orticelli. E così tutto finisce in vacca. Persino i loro discorsi, ormai, iniziano con la “doverosa” premessa “non dobbiamo fare polemiche”, conformandosi a questa pantomima che impone di vederci uniti: cittadini e malgovernanti, vittime e carnefici a far finta di essere tutti sulla stessa barca e remare nella stessa direzione. Dov’è l’orgoglio? Dov’è la rabbia?
Stiamocene in casa, adesso, perché non c’è alternativa. Ma invece di appisolarci sul divano, teniamo ben sveglia la mente e allenati i muscoli per tornare in piazza e davanti ai palazzi del potere a stanare chi ci ha precipitati nel baratro.
Benvenuta primavera.
Diana Lanciotti

 

6 commenti

  • Roberto livraga

    Concordo pienamente con tutto ciò che è contenuto in questo articolo ben scritto e di facile lettura per chiunque. Basta con questa ipocrisia del siamo tutti uniti e dei canti sui balconi. È giusto fare polemica e farlo capire a chi ci governa improvvisando tutto perché totalmente incapace. I partiti di maggioranza (non votata) non vogliono che si faccia polemica e pretendono comprensione (poverini loro mica avevano il libretto delle istruzioni, cit. Toninelli). Però loro sono i primi a non concedere comprensione ai governatori del Nord e ad innescare polemiche. Ma non dovevamo stare tutti uniti come chiede quel buffone di Conte, pupazzo del 4 Reich.
    Signora Lanciotti auspico un suo intervento in trasmissioni libere da propagande del regime in cui ci hanno messo. Grazie

  • Carla

    Buongiorno Diana, sono pienamente d accordo con tutto quello che hai scritto , ci hanno portato in questa situazione per negligenza, nessuna competenza ed una leggerezza mortruose, migliaia di morti, sembra un’apocalisse che se non si poteva evitare, si poteva almeno contenere! Per non parlare dell emergenza di molte famiglie senza nessun tipo di sostegno tanto blaterare di milioni di euro in arrivo, ma per ora solo parole, sono schifata! E molto preoccupata.

  • Giorgio B.

    Buongiorno.
    Il Suo scritto mi trova in sintonia con quanto da me ponderato riguardo l’attuale situazione, offrendomi oltremodo degli ulteriori spunti su cui riflettere. Complimenti e grazie.

    Giorgio B.

  • Paola

    Ciao Diana,
    altro che “fare polemiche”… qui una banda di “dilettanti allo sbaraglio” ci sta cambiando la vita nel totale silenzio generale. Dove è finita la democrazia? Il baratro è dietro l’angolo eppure nulla sembra smuovere la coscienza di troppi italiani.

    Paola

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